Oltre a un tale piacere, i giardini e i parchi dell’antica Roma erano luoghi di incontri d’amore e di sesso, facilitati da una tollerante considerazione sociale delle differenze di classe. Catullo, nel Carme 55, incontra prostitute nel Portico di Pompeo e Ovidio nomina quest’ultimo in Tristia e nell’Arte di Amare come luogo dove le donne spesso passeggiavano cercando amanti.
A piedi o in lettiga, andare lungo i portici nelle serate d’inverno o al Forum in certe ore significava partecipare alla passeggiata, con tutte le sue implicazioni sociali: incontrare amici, interagire con la gente, guardare gli altri e esserne guardati. Camminare in luoghi come portici e giardini era tutt’altro che un’attività solitaria, ma era svolta in compagnia di una o più persone, come nella passeggiata moderna e contemporanea.
Da questo contesto urbano del mondo classico sembrano emergere due tipi fondamentali di passeggiata, la cui transizione alla modernità è stata facilitata dall’ammirazione del rinascimento per il mondo romano classico e la reinvenzione delle tradizioni di quest’ultimo.