Venezia è la città europea con meno asfalto, che nel centro storico occupa soltanto il 2,5-3% della superficie. Per oltre l’80%, la città è lastricata di pietra, materiale naturale e non inquinante.
È un processo che inizia nel sedicesimo secolo e che nell’arco di circa trecento anni porta la trachite a sostituire progressivamente la terra battuta e i mattoni posati a coltello o in piano. Si tratta di una pietra vulcanica che dall’epoca della Serenissima viene estratta dalle cave dei Colli Euganei, a circa 60km da Venezia.
Alla trachite si aggiunse la pietra d’Istria, utilizzata per i bordi esterni delle fondamenta e per decorare i selciati di masegni, come in Piazza San Marco e davanti alle chiese, in sintonia cone il largo uso di tale pietra per le facciate di edifici e vere da pozzo. La sua diffusione fece seguito all’annessione alla Repubblica di Venezia nel tredicesimo-quattordicesimo delle città delle penisola istriana, e in particolare di Orsera (Vrsar). A causa delle limitazioni poste dalla Croazia all’estrazione di questa pietra e anche per ragioni economiche, negli ultimi anni è spesso sostituita dal meno pregiato biancone di Trani, ad esempio lungo la fondamenta di Punta della Dogana.
L’introduzione del porfido, in cubetti o lastre, risale invece principalmente al novecento, per la pavimentazione stradale dei nuovi quartieri di Sant’Elena e Santa Marta o per aree esterne di nuovi edifici, come la stazione ferroviaria di Santa Lucia.